L’AVVOCATO ADALGISA RANUCCI CI SPIEGA COME RIMEDIARE ALLO STRESS NEI PROCEDIMENTI DI DIVORZIO
Pratica Collaborativa
ESISTE UN RIMEDIO A STRESS, ANSIA, ASPETTATIVE DISATTESE, TEMPI LUNGHI DELLA GIUSTIZIA, COSTI ELEVATI DEI PROCEDIMENTI IN AMBITO DI DIRITTO DI FAMIGLIA NEI PROCEDIMENTI DI SEPARAZIONE, DIVORZIO, MODIFICA DELLE CONDIZIONI NONCHÈ DI AFFIDAMENTO, COLLOCAMENTO E MANTENIMENTO DEI FIGLI MINORI? L’AVVOCATO ADALGISA RANUCCI RISPONDE SEMPLICEMENTE SI, GRAZIE ALLA PRATICA COLLABORATIVA.
Pratica Collaborativa
La fine di una relazione a livello emotivo e psicologico, qualunque sia la causa e di chiunque sia la colpa, molto spesso va ad incidere in modo rilevante sulla salute delle parti coinvolte nel conflitto procurando stress, crisi di ansia, insicurezza, destabilizzazione emotiva.
Ormai sempre più persone vorrebbero vedere tutelati i propri diritti e soprattutto quelli dei propri figli al di fuori dalle aule di Tribunale, potendo in ogni caso disporre del significativo apporto di figure professionali che diversamente, in un procedimento di separazione consensuale o in un procedimento di negoziazione assistita, non troverebbero ingresso.
Quante volte riceviamo i nostri clienti in studio che ci riferiscono: “no avvocato non voglio assolutamente coinvolgere i miei figli e portarli in tribunale” “no avvocato non è giusto che mio figlio sia coinvolto nel conflitto tra me e mio marito e sia sentito da un giudice o da un consulente tecnico d’ufficio”.
Tutto questo può essere evitato? Si, grazie alla “Pratica Collaborativa”.
La Pratica Collaborativa non è altro che un metodo non contenzioso di risoluzione dei conflitti, in particolare in ambito di diritto di famiglia, nato negli Stati Uniti negli anni 90 e ormai conosciuto e praticato anche in Italia e in molti altri Paesi dell’Unione Europea.
La finalità della pratica collaborativa è quella di trovare “soluzioni su misura” per ogni famiglia o per ogni coppia e di ridurre lo stress connesso al procedimento che conduce alla fine della relazione anche già solo per quel che concerne l’aspetto squisitamente legato al rito.
È un percorso, infatti, che permette di affrontare, fuori dalle aule di Tribunale, tutti gli aspetti legati alla crisi familiare, con il supporto di professionisti altamente qualificati.
Una delle peculiarità che differenzia la pratica collaborativa da un ordinario procedimento di separazione consensuale o di negoziazione assistita consiste nel fatto che oltre alle parti e ai due legali possono intervenire al “tavolo collaborativo”, in un’ottica di gioco di squadra, quindi di fiducia e trasparenza, altri professionisti quali: un facilitatore della comunicazione, nel caso di scarsa propensione all’ascolto reciproco tra le parti coinvolte nel conflitto; un esperto finanziario, nel caso di divisione di patrimoni o per dirimere contrasti inerenti ad aspetti fiscali e societari; uno psicologo che possa sostenere ed accompagnare le parti nel percorso separativo che, con il consenso dei genitori, può anche ascoltare i figli minori.
La pratica collaborativa rappresenta quindi una valida alternativa al procedimento giudiziale o consensuale di separazione, divorzio, modifica delle condizioni di separazione e divorzio, procedimenti di affidamento, collocamento e mantenimento di figli minori che, con gli elevati costi e dispendio di tempo ed energia, nella maggior parte dei casi, non offre soluzioni capaci di risolvere in modo efficace i problemi delle persone.
La pratica collaborativa è un percorso che permette di raggiungere, in modo celere rispetto ai procedimenti tradizionali e con costi pari o inferiori ad un procedimento giudiziale, una soluzione efficace e duratura nel tempo perché frutto di una contrattazione consapevole che vede le parti come protagoniste in una ottica di pacifico bilanciamento degli interessi e delle aspettative di ciascuna di esse, tenendo sempre presente l’interesse dei figli coinvolti nella crisi familiare.
Per poter accedere a tale tipo di procedura bisogna scegliere un avvocato formato alla pratica collaborativa.
Tra le varie associazioni, consultando il sito dell’Istituto Italiano di Collaborative Law IICL di cui è socio anche l’avvocato Adalgisa Ranucci, vi è l’elenco di tutti i professionisti collaborativi.
Il consiglio? Perché non provare!
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